Rebirthing Toscana
PSICOLOGIA
La Psicologia Transpersonale
Alla fine degli anni sessanta un piccolo gruppo di studiosi si incontrò nell'area della baia di San Francisco, nel tentativo di espandere gli scopi della psicologia e della cultura occidentale che sembrava aver sorvolato alcune delle più importanti e significative dimensioni dell'esistenza umana. La psicologia e la psichiatria occidentale, nate nel laboratorio clinico, sono state dominate dal comportamentismo e dalla psicoanalisi. Queste hanno portato enormi contributi ma si sono concentrate solo sul semplice comportamento misurabile e sulla patologia e hanno sorvolato molte cose fondamentali come la salute psicologica e gli stati di benessere eccezionale, e hanno anche sminuito e patologicizzato dimensioni cruciali dell'esperienza umana come la spiritualità e gli stati "diversi di coscienza" riducendoli ad immaturità nevrotiche o a casuali fuochi di artificio dei neuroni o a combinazioni fortuite nell'ambito della vita psichica dell'individuo e secondo questi punti di vista il ricco contenuto delle esperienze transpersonali proviene dai nostri ricordi: noi viviamo in una cultura che ci espone a un enorme influsso di informazioni di ogni sorta, giornali, riviste, televisione, radio, cinema, scuola, libri. Tutto ciò che sperimentiamo resta immagazzinato nel nostro cervello con esattezza fotografica ed in certe circostanze un'attività cerebrale erratica estrae da questo ricco materiale delle sequenze immaginarie, le quali sono prive di senso e d'importanza e non hanno niente da insegnarci sulla mente umana…. Non basterebbe, per spiegare i fenomeni transpersonali, attribuirli semplicemente a una capacità eccezionalmente sviluppata in, questo o quell'individuo, o a combinazioni fortunate nell'ambito della
vita psichica di un individuo - un po' come una vincita alla lotteria?
No, non basterebbe: perché le esperienze transpersonali .
• rappresentano, per un individuo che le provi, ciò in cui egli crede, ciò che egli è;
• influiscono in modo potente sui suoi progetti, sulla sua percezione di sé, sul significato della sua esistenza
• gli danno una sensazione di completezza, come di esser tornato a casa dopo un lungo viaggio in terre lontane dalla vera patria;
• per la loro intrinseca autorevolezza, sono una guida a cui egli si può affidare con fiducia;
• segnano dei punti di svolta: momenti in cui si decide tutta una vita.
L'ipotesi che le esperienze transpersonali siano semplicemente episodi eccezionali non basta a spiegare questi fenomeni. Si tratta di qualcosa di più intimo e connaturato a ciò che noi siamo. È più ragionevole ipotizzare l'esistenza di un'unica sorgente che è la nostra natura più vera e più profonda, e da cui le esperienze transpersonali hanno origine. Come dice la Chandogya Upanisad, "Ciò che quell'inconoscibile essere è ... quello è il reale, quello è l'anima, quello sei tu [tat tvam sat) c'è un Sé, e quel Sé siamo noi.
Da quanto appena esposto possiamo, trarre varie conclusioni riguardo a questo Sé: mentre il nostro senso comune , dell'identità è fondato sulla separazione dagli altri, sull'attaccamento a persone ruoli cose, e sull'ansia di morte, il senso di identità del Sé , è basato sulla percezione della propria unità col Tutto e la pura consapevolezza di essere. La sua realtà più intima è coscienza senza contenuti, al di là del tempo e dei condizionamenti.
A.Maslow:- "Le esperienze di vetta"
I primi pionieri transpersonali seguivano il pensiero di altri psicologi che agli inizi degli anni sessanta erano stati motivati da simili preoccupazioni a fondare la psicologia umanistica. Fra questi A.Maslow, il cui lavoro teorico, fondamentale per la psicologia umanistica, avrebbe avuto un ruolo centrale nella nascita del movimento transpersonale. Ci si concentrò sempre più alla salute psicologica come opposta alla patologia ed in una famosa affermazione concluse:-"Per semplificare al massimo possiamo dire che è come se Freud ci avesse offerto la metà malata della psicologia e ora dobbiamo completare la psicologia con la metà sana" Una delle caratteristiche dei soggetti eccezionalmente sani di Maslow -"gli autorealizzatori"-, come li chiamava,sarebbe stato un argomento catalitico per la nascita del movimento transpersonale. La scoperta fù che questi soggetti tendevano ad avere tendenze di picco spontanee, estatiche, unitive, stati di consapevolezza simili a quelle esperienze mistiche che sono state smpiamente riportate e valutate attraverso le culture e i secoli.C'era un'indicazione che che la salute psicologica potenziale poteva includere possibilità non sognate dalla corrente principale della psicologia umanistica.
La psicologia transpersonale è sorta per esplorare queste possibilità.Inizialmente come se le esperienze di picco fossero inevitabilmente spontanee e brevi e generalmente sconvolgenti. I soggetti guardavano a queste esperienze come momenti molto alti delle loro vite, ma anche dubitavano che avrebbero potuto sopportarli per più di brevi periodi.
Fù quindi uno shock quando i primi pionieri, volgendo la loro attenzione all'oriente scoprirono che le psicologie, le filosofie, le religioni e le discipline contemplative dell'Asia contenevano dettagliate informazioni non solo su una globale famiglia di esperienze di picco, ma anche di metodi sistematici per indurle e sostenerle.
LE VARIETA' DEGLI STATI DI COSCIENZA.
STATI MULTIPLI DI CONSAPEVOLEZZA.
Con il tempo gli "stati diversi di coscienza" furono riconosciuti e si potè apprezzare che molti di essi potevano essere benefici. Questo era in diretto contrasto con la visione convenzionale dell'occidente che aveva a lungo considerato gli "stati diversi" essere pochi in numero e primariamente patologici.Delirio e intossicazione sono due di questi esempi. Certo la nostra cultura ha una lunga storia di resistenza anche solo a riconoscere l'esistenza, non parliamo poi del valore, di stati "diversi" di coscienza.
Il riconoscere l'esistenza di questi molti stati fa sorgere numerose domande. Possiamo trovare un senso in questa profusione di stati? Possiamo identificare punti in comune e stati basilari in qualche maniera coerente? Sono in relazione con con una sequenza di sviluppo? Ci può essere uno schema che possa offrirci una coerente comprensione del loro ruolo in relazione?
LA NASCITA E LO SVILUPPO DELLA PSI-TRANSPERSONALE
La Psicologia Transpersonale si è sviluppata negli USA alla fine degli anni '60, assumendo come schema di riferimento la visione distica, ecologica e sistemica della vita. La Psicologia Transpersonale vede lo sviluppo individuale proseguire oltre all'adattamento e alla soddisfazione egoistica dei bisogni, per giungere alla realizzazione della capacità d'amare e alla capacità di comprendere in senso più profondo il senso dell'esistenza.
Nel 1992 in un articolo del Journal of Transpersonal Psychology si riassumevano le principali definizioni di "Psicologia Transpersonale", attraverso l'analisi di 220 volumi pubblicati su quest'argomento. Da allora il numero di pubblicazioni è enormemente cresciuto ma le basi teoretiche non sono cambiate.
ALCUNE DEFINIZIONI
La psicologia transpersonale è stala definita la "quarta forza", (dopo la prima forza: il Comportamentismo. la seconda forza: le "teorie psicanalitiche" classiche, la terza forza: la Psicologia Umanistica) in quanto intende definire quelle potenzialità e capacità dell'essere umano che non sono state considerate dalle scuole che l'hanno preceduta.
Lo scopo della Psicologia Transpersonale è quello di offrire una presentazione psicologica della Filosofia Perenne e della Grande Catena dell'Essere, completamente riadattata e inserita nelle moderne scoperte e ricerca scientifiche. Essa riconosce pienamente ed incorpora le scoperte della moderna psichiatria, del comportamentismo e della psicologia evolutiva, ma aggiunge, quando necessario, le ulteriori intuizioni ed esperienze delle dimensioni esistenziali e spirituali dell'essere umano.
La Psicologia Transpersonale si occupa specificamente con studi empirici e scientifici, dello sviluppo delle ricerche relative ai valori più alti, alle meta-motivazioni, alla coscienza dell'Unità, alle esperienze delle vette (peak experience), all'autorealizzazione, all'essenza dell'essere e della coscienza, all'esperienza di meraviglia di fronte al significato profondo dell'essere, alla trascendenza dell' io, alla percezione del sacro nella vita quotidiana, ai fenomeni trascendentali, allo sviluppo della consapevolezza e al risveglio interiore.
La Psicologia Transpersonale può quindi essere definita la psicologia dei più alti significati e valori. Gli psicologi che studiano quest'area del sapere devono essere preparati ad esaminare la realtà dal punto di vista che deriva da questi significati e valori.
Gli psicologi transpersonali stanno studiando la varietà dei comportamenti umani e cercano di raccogliere le informazioni all'interno di uno studio sistematico.
Gli aspetti della ricerca sono diversi ma correlati:
1) una nuova immagine dell'uomo
2) una sintesi di campi diversi.
3) l'impulso verso la trascendenza dell'io e la crescita spirituale
4) gli stati alterati di coscienza
5) la parapsicologia ed i fenomeni psichici
6)altre culture e altre psicologie
7) una nuova forma d'energia
8) stati intersoggettivi
9) recenti scoperte della psicologia
ALTRE DEFINIZIONI
La Psicologia Transpersonale è quell'orientamento della psicologia che si occupa di quei comportamenti e di quelle esperienze che sono percepiti come oltre il campo delle preoccupazioni personali ed i ruoli sociali dell'individuo. L'attenzione della Psicologia Transpersonale è indirizzata a qualcosa che va oltre all'io, alla percezione della vita e dell'universo, basilari e comuni agli esseri senzienti, come i sentimenti che esprimono la profonda interconnessione di tutto ciò che esiste, e le idee che trascendono le considerazioni egoiche.
Il Paradigma della Psicologia Transpersonale afferma che ci sono esperienze, stati e comportamenti che vanno oltre i confini usuali dell'io e della personalità. Tra questi "stati diversi di coscienza", d'importanza basilare sono: la trascendenza e l'estasi, le motivazioni come l'altruismo, l'amore e la compassione, le esperienze psiche che trascendono lo spazio e il tempo, le esperienze spirituali d'illuminazione, di risveglio, e di profonda consapevolezza sensoriale, e le esperienze mistiche. Tutte queste esperienze sono reali e non forme patologiche e possono quindi essere studiate scientificamente.
Questa corrente psicologica si interessa soprattutto dei livelli superiori della coscienza e si rivolge allo studio di argomenti trascurati dalla ricerca tradizionale, che è in genere centrata sullo studio degli aspetti patologici dell'individuo piuttosto che sullo sviluppo delle potenzialità. Superando il riduzionismo della psicologia scientifica, che considera l'uomo come un animale meccanico guidato da impulsi istintivi, affronta dimensioni ulteriori dell'animo quali: la volontà, i valori, l'intuizione, le spinte all'autorealizzazione e all'autotrascendenza. Essa pone particolare interesse ed attenzione quindi allo studio della dimensione spirituale. Rappresenta una svolta nella ricerca in campo psicologico poiché prende in considerazione gli stati ottimali di salute mentale, e le esperienze frutto della meditazione, e studia fenomeni legati all'intuizione e all'illuminazione. E' una psicologia della crescita e della liberazione, che intende favorire lo sviluppo del più elevato potenziale umano oltre che lenire la sofferenza della persona malata.
La Psicologia Transpersonale è quell'area della scienza psicologica che affronta le potenzialità e lo sviluppo degli aspetti migliori dell'individuo. E' detta "Transpersonale" perché indirizzata a qualcosa che va oltre all' io e trascende l'atteggiamento egocentrico e la personalità, è ciò che è "al di là" dell'esperienza fenomenica comune, è una dimensione latente in ogni uomo che, quando la maturità psichica lo permette, può, anzi deve essere attivata. E' un serbatoio di qualità superiori a disposizione di chiunque intenda evocarle e svilupparle mediante opportune tecniche e allenamenti alla ricerca interiore.
Una psicologia che non focalizza la sua attenzione sulla patologia, ma che riconosce i sentieri che conducono alla liberazione, alla felicità, e all'esperienza cioè della sacralità e bellezza di una vita pienamente vissuta. Queste esperienze di "risveglio" sono caratteristiche delle tradizioni Orientali dello Yoga, del Buddhismo e dello Zen, ma sono comuni ad ogni cultura. Lo studio delle religioni e delle tecniche usate dai mistici di ogni epoca e cultura, ha condotto alla comprensione dei tesori celati in questi sentieri di conoscenza, e la psicologia moderna ha messo a punto metodi che permettono all'uomo moderno di riscoprire e utilizzare questi tesori nella vita di ogni giorno. L'individuo può liberarsi dal conflitto interiore e dal chiacchierio mentale che conduce a percezioni illusorie e condizionate, e può riconoscere il suo Sé Transpersonale e riunirsi alla sua natura profonda. Essa non è schiava di mente e corpo, bensì può dirigere con saggezza ed utilizzare al meglio mente e corpo. Ciò porta ad incomparabile lucidità, salute ed efficienza psicofisica.
Gli psicologi transpersonali hanno constatato che seppure apparentemente ogni cultura abbia creato religioni caratterizzate da profonde differenze nei loro aspetti esteriori, mitologici e rituali, tuttavia nella loro essenza, tutti i sentieri di ricerca interiore hanno fondamentali punti di contatto. Il cammino della ricerca interiore conduce alla conoscenza di Sé e culmina con la liberazione e la "comprensione intuitiva della natura dell' Essere". Questa parte "più vera" delle religioni, è stata definita "Filosofìa Perenne". In essa è fondamentale la concezione che l'essere umano vive una realtà che si manifesta su diversi livelli, e che ciascun livello può essere trasceso verso il ricongiungimento con l'Uno, la Coscienza Cosmica, l'esperienza del Divino nell'uomo e dell'unita della Vita. I livelli possono essere riassunti in corpo, mente, anima e spirito, (per dirla con termini informatici: l'hardware, il software, il "padrone del computer" e la "coscienza" in cui si manifestano, ma che trascende i tre diversi livelli di realtà.)
Con gli "occhi della carne" vediamo gli oggetti materiali, con gli "occhi della mente" vediamo i concetti, le idee e le teorie, con gli "occhi dell'anima" abbiamo percezione dei mondi "sottili", e con gli occhi della contemplazione c' immedesimiamo nello spirito che è l'essenza della coscienza e substrato incontaminato in cui sorgono e svaniscono tutti i fenomeni.
Wilber, uno dei più grandi scrittori di questo secolo su questi temi, definito "l'Einstein" delle ricerche sulla coscienza" dice della Psicologia Transpersonale:
« Lo scopo della Psicologia Transpersonale è quello di offrire una presentazione psicologica della Filosofìa Perenne e della Grande Catena dell'Essere, completamente riadattata e inserita nelle moderne scoperte e ricerca scientifiche. Essa riconosce pienamente ed incorpora le scoperte della moderna psichiatria, del comportamentismo e della psicologia evolutiva, ma aggiunge, quando necessario, le ulteriori intuizioni ed esperienze delle dimensioni esistenziali e spirituali dell'essere umano. »
Oggi molti individui sono pronti ad entrare in contatto con il mondo interiore, perché iniziano a rendersi conto che la felicità non può essere trovata attaccandosi agli oggetti dei sensi ed ai fenomeni che sono transitori. Nelle ricerche in campo transpersonale non solo si sono aperti orizzonti straordinari del potenziale dell'anima umana, ma si è constatato che il contatto con il Sé profondo ha una potente efficacia nel liberare gli individui dalla sofferenza e dalla malattia. Questi studi interessano oggi le grandi università americane e non sono più relegate nell'ambito delle culture alternative o religiose in quanto queste ricerche sono empiriche ed esperienziali, e non sono nè dogmatiche nè limitate ad un particolare credo.
Il Rebirthìng Transpersonaìe, usa un metodo di respirazione intensa e prolungata simile a quanto generalmente praticato nella maggioranza delle altre scuole di Rebirthing, ma ha, come substrato teorico e come impostazione del setting, le teorie e le conoscenze specifiche delle Psicologia Transpersonale.
PROSPETTIVE RAGIONEVOLI E CONSAPEVOLEZZA DEI LIMITI
Oggi alcune scuole e alcuni sedicenti Maestri promettono l'iìluminazione, l'autorealizzazione e il risveglio della Kundalini in poche sedute. Ora, benché la respirazione agisca a livello energetico in diretta relazione con i Chakra, va sottolineato con forza che una cosa è stimolare e armonizzare l'energia vitale, altra cosa il completo risveglio dell'energia Kundalini e il raggiungimento dell'illuminazione suprema.
Il cammino spirituale che conduce a queste vette è il percorso di lunghi anni di esperienza di vita, di pratica a tutto campo, di disciplina e di predisposizione, ed è inoltre l'espressione di doti umane e spirituali non comuni. Una condizione di questo genere può essere assaporata, magari solo per alcuni istanti, da numerose persone che si dedicano seriamente alla ricerca; ma mantenere tale stato è una condizione rarissima. Quindi possiamo ragionevolmente ipotizzare che ogni uomo possa raggiungere la felicità e realizzare uno stato di liberazione interiore nell'accettazione serena dei propri limiti, e affermare che esperienze coscienziali subitanee possono trasformare positivamente una vita. Ma diventare un vero Yoghi è tutta un'altra cosa, ed è un grande e arduo lavoro destinato a pochi.
Per ottenere la completa padronanza sul corpo e sulla mente spesso non basta tutta una vita di totale impegno.
Umilmente possiamo considerare le indicazioni dei saggi come punti di riferimento, con la fede che anche quello che personalmente affrontiamo è comunque un processo di crescita e di liberazione, per quanto modesto sia il livello dei nostri problemi e del piano di coscienza fin qui raggiunto. {Reb.Transp. F.Falzoni}
LA CONOSCENZA E LE PROIEZIONI VERSO L'ESTERNO
Quando si è raggiunto un certo grado di consapevolezza spirituale, si sviluppa naturalmente un atteggiamento d'umiltà e d'attenzione compassionevole. Succede invece, che al primo barlume d'esperienza del trascendente o di comprensione mentale dell'indicibile natura nello spirito, la maggior parte della gente si senta autorizzata a dare consigli al prossimo con saccente sicurezza. E' caratteristico l'esempio d'una coppia in cui uno dei partner ha accesso a qualcosa di autenticamente "spirituale" (ad esempio: attraverso un libro di saggezza orientale). Ha compreso forse solo i primi rudimenti teorici dello yoga, ma con fare da maestro dice all'altro partner: "Ho capito dove sbagli, devi leggere anche tu questo libro, perché dovresti imparare a meditare, devi essere più sensibile e non giudicare il prossimo, devi cercare di migliorare tè stesso! Ecc. ecc." L'unico segno di consapevolezza spirituale consiste, invece, nel mettere in pratica umilmente l'insegnamento die abbiamo ricevuto; quindi,dovremmo noi per primi, smettere di giudicare e di voler cambiare il prossimo, imponendogli, tra l'altro, di leggere il libro che a noi è piaciuto tanto. Di solito il partner reagisce con irritazione a qualunque approccio spirituale che invece di dare amore è un messaggio colpevolizzante. Nella sua irritazione mostrerà a priori totale rifiuto per le dottrine spirituali che non conosce, proprio per il modo sbagliato con cui sono proposte.
La controparte rimasta sola dopo la lite, rileggendo la saggezza di quelle pagine, penserà: "Vedi non capisce nulla delle meraviglie dello spirito, non è alla mia altezza. Io queste cose le capisco! Queste parole sono bellissime come può osare rifiutarle?" Invece, se pratichiamo gli insegnamenti con semplicità, attenzione ed umiltà, senza esaltarci in ruoli di potere sugli altri, e nel farlo esprimiamo uno stato di libertà intcriore, non solo le persone che ci sono attorno ci appariranno diverse, ma saranno persino disponibili a condividere le dimensioni spirituali che si rivelano nel presente in noi, attraverso il gesto che nasce dal cuore ed è espressione dello stato contemplativo del Sé risvegliato. Uno stato in cui lasciamo sogni e pensieri per sintonizzarci con la realtà ineffabile. nell'Eterno Ora, là dove ne la fantasia ne la razionalità, mai possono giungere. (Articolo di F.Falzoni)
LE ESPERIENZE TRANSPERSONALI
Le caratteristiche dell'esperienza transpersonale hanno molteplici sfaccettature che, più che il percorso ben definito di un'autostrada, ricordano quello di un sentiero di montagna :- Il sentiero biforca, scompare, confluisce in un altro sentiero o cambia il suo aspetto a mano a mano che si procede. Chi sale può via via scegliere, può anche inventare un percorso diverso e tutto suo. E a seconda del cammino che fà e delle altezze che raggiunge, cambiano di molto i panorami che vedrà :- Solo una volta giunto in cima potrà avere una visuale completa- Così è per le esperienze transpersonali, se ne incontrano molte nelle varie vie, ma fra loro , come nei panorami di montagna, è facile scorgere grandi differenze, tanto per le loro proprietà quanto per la loro profondità :- certune sono poco più che un'intensa emozione, altre sono "poco meno del Nirvana". Si hanno molteplici e diversi percorsi :-portano tutti alla stessa cima ? Potremmo chiederci :- cosa hanno in comune tutte queste esperienze e queste vie ? Ha senso parlare di un mondo transpersonale, cioè di un universo di esperienze diverse da quelle ordinarie ? Esiste davvero un livello del nostro essere che è sorgente di significato, di forza e di bellezza ? Oppure queste esperienze sono eventi eterogenei ed isolati ?
CONNOTAZIONI DELLE ESPERIENZE TRANSPERSONALI
Le risposte sono essenziali per definire con precisione i caratteri di un mondo che secondo alcuni è una risorsa potenziale di tutti ed è il nucleo più vero della natura umana. Il mondo transpersonale è una realtà immensa e difficile da definire con il nostro linguaggio ; però le esperienze con cui esso si manifesta nella mente umana, pur essendo molto diverse tra loro, hanno in comune alcune caratteristiche fondamentali :- stupore, giustezza, conoscenza, unità, universalità, rilevanza sociale. Spesso un'esperienza transpersonale causa una destrutturazione. Le abitudini emotive, le categorie mentali, la percezione stessa, insomma l'intera struttura psichica, subiscono un terremoto. Entrano in scena elementi completamente nuovi e inaspettati e quindi c'è sorpresa e meraviglia.
Secondo un detto indiano, l'irruzione di elementi transpersonali nella psiche è paragonabile al momento in cui a teatro si apre il sipario perchè la rappresentazione cominci e cessa improvvisamente ogni brusio :- di fronte allo spirito non c'è più posto per le chacchiere. Sovente, queste esperienze vengono a proposito :- sono la risposta ad una ricerca o il suggello di una trasformazione che si è lentamente verificata attraverso gli anni. Però si può anche dire che che esse arrivano " a sproposito", come un ospite inatteso o un interlocutore che parla fuori tema.
Il mondo transpersonale insomma, non si adatta alle regole di quello personale, quindi in un modo o nell'altro le trasgredisce. Ha una volontà che spesso prende alla sprovvista, talora d'assalto. All'io cosciente non rimane che collaborare ed abbandonarsi a ciò che accade. Dunque, per la sua carica numinosa l'esperienza transpersonale è discontinua con la situazione psichica precedente, trasforma chi la prova, è imperativa nel presentarsi alla coscienza, investe la persona nella totalità delle sue funzioni e dei suoi valori. Il risultato è la sorpresa attonita di trovarsi di fronte ad una realtà strutturalmente diversa che colpisce con tutta la sua potenza e maestà.
DALL' ESPERIENZA TRANSPERSONALE ALLA MANIFESTAZIONE DEL SE' SUPERIORE
All'esperienza del Sè non occorrono ulteriori conferme, verifiche, o paragoni: ha in se stessa il suo valore e la sua autorità. Non perchè sia un dogma, ma perchè rende ogni spiegazione superflua, perchè è immediata come la felicità. L'esperienza transpersonale è la risposta a domande profonde, il soddisfacimento di un bisogno incommensurabile. Quando arriva, si ha la sensazione di non aver più bisogno di nulla, si ha l'impressione, dopo viaggi e peripizie in terre lontane ed estranee, dopo privazioni e difficoltà di ogni sorta, di essere finalmente ritornati a casa.
Prendiamo il caso di Jean Jacques Rousseau: negli ultimi anni della sua vita il filosofo ginevrino era turbato dall'idea ricorrente che ci fosse un complotto di tutti nei suoi confronti. Era affetto da una forte depressione. Era completamente solo. Aveva trovato un certo sollievo al suo tormento scrivendo le Confessioni, una vera catarsi in cui si rivelava completamente e sinceramente a se stesso per iscritto. Ma solo con le sue passeggiate in mezzo alla natura, soprattutto vicino ai corsi d'acqua, Rousseau riuscì a ritrovare il senso della giustezza fondamentale delle cose. Le sue parole con eloquenza indicano la pienezza del mondo transpersonale: ...se esiste uno stato in cui l'animo possa trovare una posizione abbastanza stabile per riposarvisi appieno e raccogliervi tutto il suo essere senza aver bisogno di richiamare il passato e di inoltrarsi nell'avvenire, in cui il tempo non conti e il presente duri sempre senza tuttavia dar segno del suo durare e senza traccia di successione, senza alcun sentimento di privazione o di gioia, di piacere o di pena, di desiderio o di timore, eccetto quello della propria esistenza, in modo che da solo possa riempire interamente l'anima; fintanto che un simile stato dura, chi vi si trova può ritenersi felice, non di una felicità imperfetta, povera e relativa come quella che possono dare i piaceri della vita, ma di una felicità completa, perfetta e piena, che non lascia nell'anima nessun vuoto che si senta il bisogno di colmare-
CONOSCENZA
La conoscenza transpersonale è globale, immediata, rilevante, sorprendente e profonda. *E' una conoscenza globale: non è il conseguimento di un'informazione pezzo per pezzo, così come si possono conoscere per esempio le parti di una macchina, la composizione di una sostanza, o le fasi di una vicenda storica: cioè scomponendo in frammenti, come siamo soliti fare. La conoscenza transpersonale arriva tutt'intera e indivisibile.
*E' immediata. quì non ci sono intermediari: ne parole, ne deduzioni, ne spiegazioni di alcun tipo. Molto spesso l'intuizione è improvvisa ma anche quando emerge lentamente alla coscienza, la conoscenza transpersonale non è mai il risultato di una concatenazione logica.
*E' rilevante: ciò che si comprende stà a cuore e ha un senso alla luce delle domande e dei problemi fondamentali della vita umana.
*E' sorprendente: essendo eterogenea alle categorie mentali preesistenti, può mettere in crisi perchè obbliga a rivoluzionare la propria mentalità.
*Infine, è profonda: un'esperienza transpersonale mette in contatto una ricchezza di fronte a cui il nostro equipaggiamento mentale è ridicolmente insufficente: ci sono davvero più cose in cielo e in terra di quante non ne possiamo sognare nella nostra filosofia.
Oltra all'intuizione è possibile una vera e propria illuminazione. L'intuizione è vedere da lontano per un'attimo; l'illuminazione è la piena identificazione col Sè quindi la gnosi.
E' una conoscenza che più di ogni altra trasforma: realtà che prima terrorizzavano o preoccupavano, come la morte o la malattia, sono viste con serenità, con humour. Però c'è anche sbigottimento. E c'è la sensazione di essersi svegliati e aver svelato un'inganno di cui si era stati vittima per troppo tempo.
L'UNIVERSALITA'
... Thoreau si sentiva più libero e più lucido nei momenti in cui era ancora fra il sonno e la veglia: Sono cosciente di aver trasceso, nel sonno, i limiti dell'individualità e di aver fatto osservazioni e conversazioni che nelle mie ore di veglia non riesco a ricordare ne apprezzare. Come se nel sonno la nostra mente indivi- duale si immergesse nella mente infinita, e al momento del risveglio ci trovassimo ai confini di quest'ultima...
Ecco un buon esempio dell'universalità del mondo transpersonale. In questo mondo infatti non si è più limitati dagli angusti confini della propria esperienza privata ne ipnotizzati dalle solite idee ricorrenti, ne oppressi dai propri drammi, ne travolti dai propri desideri. L'egoismo qui è obsoleto, diventa un atteggiamento goffo e patetico. Cadono le distinzioni fra 'tuo' e 'mio', l'ossessione della proprietà, il provincialismo e la partigianeria, I problemi più assillanti perdono la loro importanza, le nostre grandi imprese ci appaiono come giochi di bambini. Talvolta traspare la percezione dell'infinito, che allargando la visione rivoluziona le geometrie di sempre. Trasceso il particolare, si intravede l'universale.E questa è la vera catarsi.
Entrare in contatto con l'universale da' sollievo perché si trascende il mondo contraddittorio e traballante della realtà individuale per entrare in quello saldo e certo del Sé transpersonale. E inoltre tonifica, perché ci si trova di fronte a qualcosa che riguarda tutto e tutti, e che quindi possiede una forza che le nostre vicende private, con la loro precarietà, non possiedono. L'universalità chiarifica la prospettiva, perché ci si eleva al di sopra dei punti di vista individuali, che sono limitati e distorti. Infine, l'universalità da senso alla vita umana: perché la vita dell'uomo, se è vista come un episodio separato da tutto, perde il suo significato. L'inferno è proprio sentire questa solitudine profonda e terrificante. Dunque c'è una polarità fra universale (liberatorio) e particolare (opprimente). In certi casi attingere all'universalità significa astrarsi dal mondo frammentario della vita di tutti i giorni per contemplare un altro mondo, completamente diverso, libero e luminoso. Ma è anche vero che particolare e universale possono coincidere. Allora nell'evento più insignificante, nel dettaglio di ogni giorno, traspare l'immenso. Così Leopardi in una voce o un suono lontano, quando echeggiavano in spazi vasti, come il tuono in piena campagna, o il canto degli agricoltori, o degli uccelli, o il muggito dei buoi, percepiva l'infinito. Blake scorgeva l'universo in un granello di sabbia. Pasteur disse di vedere dappertutto l'inevitabile espressione dell'infinito nel mondo. Un maestro Zen disse che non è necessario andare altrove, l'illuminazione è esattamente dove ci troviamo e in quello che facciamo, è nello spaccar la legna e portare secchi d'acqua.
CONSAPEVOLEZZA.
Conoscere se stessi significa conoscere la nostra relazione con il mondo, non solo del mondo delle idee e della gente, ma anche con la natura e con le cose che possediamo. Questa è la nostra vita, essendo la vita relazione con il tutto. La comprensione di questa relazione richiede specializzazione? Ovviamente no! Ciò che richiede è la consapevolezza necessaria per confrontarsi con la vita nel suo insieme come totalità.
In che modo dobbiamo essere consapevoli? Questo è il nostro problema. Come si deve fare per avere quell'attenzione, se posso usare questa parola senza che sembri una specializzazione? Come deve fare uno che vuole affrontare la vita nella sua totalità? Ciò non significa solo le relazioni personali con i vicini, ma anche con la natura e con le cose che possiedi, con le idee, con le cose che la mente produce come illusioni, desideri e così via. Come possiamo essere coscienti di questo processo globale di relazioni? Sicuramente è questa la nostra vita, non è vero? Non esiste vita senza relazione; comprendere questa relazione non significa isolamento. Al contrario richiede pieno riconoscimento e totale consapevolezza del globale processo della relazione. Come si fa ad essere consapevoli? Come siamo consapevoli di qualcosa? Come sei consapevole della relazione con una persona? Come sei consapevole degli alberi, del richiamo di un uccello? Come fai ad essere consapevole delle tue reazioni quando leggi un giornale? Siamo coscienti delle risposte superficiali della mente quanto che delle reazioni profonde? Come siamo consapevoli di qualcosa? In primo luogo siamo consapevoli, (non lo siamo forse?) di una reazione ad uno stimolo, e questo è un fatto evidente; vedo qualcosa di bello e c'è una risposta, quindi una sensazione, contatto identificazione e desiderio. Questo e' il processo ordinario, non è vero? Possiamo osservare quello che accade nel momento senza studiare dei libri per farlo. Così è attraverso l'identificazione che abbiamo piacere e dolore. La nostra "abilità" consiste in questa preoccupazione di cercare il piacere e di evitare il dolore, non trovate? Se sei interessato a qualcosa, ti da piacere ne nasce subito una "capacità" immediata, c'è la consapevolezza istantanea di quel fatto, e se si tratta di qualcosa di doloroso quella capacità consiste nel sapere com'evitarlo. Così sino a che cerchiamo un'"abilità" per comprendere noi stessi siamo destinati a fallire, perché la comprensione di noi stessi non dipende da questa "capacità". Non si tratta di una tecnica che sviluppi, coltivi e accresci con il tempo, attraverso un costante affinamento. Questa coscienza di sé si può ottenere solo nell'atto della relazione; può essere sentita nel modo in cui parliamo e in cui ci comportiamo. Guardati senza nessuna identificazione, senza alcun confronto, senza alcuna condanna, guarda soltanto e noterai che accade una cosa straordinaria. Non solo poni fine ad un'attività inconscia - la maggior parte delle nostre attività sono inconsce - non solo metti fine a ciò, ma sei anche consapevole delle motivazioni della tua azione, senza indagare e senza scavare. Quando sei consapevole vedi il processo globale del pensiero e dell'azione, ma ciò può accadere solo quando non ci sono condanne. Quando condanno qualcosa non lo comprendo, è un modo per evitare qualunque tipo di comprensione. Molti di noi lo fanno di proposito, condanniamo immediatamente, e così pensano di aver capito. Se invece, non condanniamo, ma osserviamo con cura, e siamo consapevoli, il contenuto ed il significato di quell'azione si dischiude. Provatelo personalmente e vedrete dai voi stessi. Semplicemente sii consapevole, senza nessun senso di giustificazione, potrebbe apparire piuttosto negativo, ma non è negativo. Al contrario ha quella qualità della passività che è azione diretta, scoprirete questo, se provate a sperimentare. Dopo tutto se vuoi comprendere qualcosa devi avere un atteggiamento passivo. Non puoi mantenere il pensiero fisso su di un problema speculando e analizzando. Devi essere abbastanza sensibile da percepirne il contenuto. Come una pellicola fotografica. Se voglio comprenderti devo essere di una passività consapevole e allora incominci a raccontarmi tutte le tue storie. Non si tratta certo di una questione d'abilità o di specializzazione. In questo processo iniziare a comprendere noi stessi, non solo gli strati superficiali della consapevolezza, ma i più profondi, che sono molto più importanti, perché là giacciono tutti i motivi che ci guidano e le intenzioni, le nostre domande nascoste e confuse, le ansie, le paure e gli appetiti. Esteriormente possiamo tenerli tutti sotto controllo, ma interiormente, si agitano. Sino che questo non è stato completamente compreso attraverso la consapevolezza diretta, ovviamente non potrà esserci libertà, non ci potrà essere felicità e non ci sarà intelligenza.
Essendo l'intelligenza la totale consapevolezza del nostro processo può essere un fatto di specializzazione? Potrà tale intelligenza essere coltivata attraverso qualche forma di specializzazione? Perché è proprio questo che sta accadendo, no? Il prete, il dottore, l'ingegnere, l'industriale, l'uomo d'affari, il professore... abbiamo la mentalità di quella specializzazione. Per realizzare la più alta forma d'intelligenza che è la Verità, che è Dio e che non può essere descritta crediamo di dover diventare degli specialisti. Studiare, crescere, cercare e con la mentalità dello specialista ed inseguendo lo specialista; studiarne noi stessi per sviluppare una capacità che ci possa aiutare a svelare i nostri conflitti e le nostre miserie.
Il nostro problema è: siamo consapevoli che i conflitti, le miserie ed i dolori della nostra esistenza quotidiana non possono essere risolti da qualcun altro, e se non possono esserlo, come possiamo affrontarli? Comprendere un problema ovviamente richiede una certa intelligenza, e quest'intelligenza non può derivare dal coltivare la specializzazione del pensiero. Si manifesta solo quando siamo passivamente consapevoli di tutto il processo della nostra coscienza, che significa essere consapevoli di noi stessi senza scelta, senza scegliere quanto è giusto e quanto è sbagliato. Quando si è passivamente consapevoli si riconosce che da quella passività, che non è pigrizia, che non è sonno, ma estremo stato di allerta, il problema ha un significato assai differente, cioè non esiste più identificazione con il problema, quindi non c'è più giudizio e allora il problema inizia a rivelare il suo contenuto. Se sai costantemente mantenere questo stato, allora ogni problema può essere risolto dalle fondamenta, non superficialmente. La difficoltà è che la maggior parte di noi non è in grado di essere passivamente consapevole, lasciando che il problema riveli la sua storia senza che siamo noi ad interpretarlo. Non sappiamo come guardare un problema spassionatamente. Non ne siamo capaci, sfortunatamente, perché vogliamo sempre una soluzione del problema, vogliamo una risposta, ne cerchiamo la fine; oppure cerchiamo di tradurre il problema secondo i nostri principi di piacere e dolore, o abbiamo già una risposta pronta su come affrontare il problema. Quindi affrontiamo un problema che è sempre nuovo con i vecchi schemi. La sfida è sempre il nuovo, la nostra risposta è sempre vecchia, e la nostra difficoltà è quella di confrontarci in modo adeguato con tutto ciò, pienamente. Il problema è sempre un problema della relazione, con le cose con la gente, o con le idee; non c'è altro e per confrontarci con il problema delle relazioni, con le sue sempre diverse domande, per affrontarlo nel modo giusto e adeguatamente, si deve avere una consapevolezza passiva. Questa passività non è il prodotto della determinazione, della volontà o della disciplina; inizia quando vediamo e riconosciamo che, nello stato iniziale, non siamo passivi. Essere consapevoli che ci aspettiamo una particolare risposta a un particolare problema, è sicuramente l'inizio: consiste nel conoscere noi stessi in relazione al problema e a come ci confrontiamo con esso. Allora appena iniziamo a conoscere noi stessi in relazione al problema, e al modo in cui reagiamo secondo pregiudizi, aspettative e scopi, nel confronto con questo la consapevolezza rivelerà il processo del nostro pensiero, della nostra natura interiore e in ciò c'è liberazione. Ciò che è certamente importante è la consapevolezza senza scelte, perché la scelta porta con sé il conflitto. Colui che sceglie è nella confusione, quindi sceglie, se non c'è confusione non c'è scelta. Solo la persona confusa sceglie quello che dovrebbe o non don dovrebbe fare. Nessun che sia nella chiarezza e nella semplicità sceglie: è ciò che è. L'azione basata su un'idea è ovviamente l'azione della scelta e tale azione non è liberatoria, al contrario, crea solo ulteriore resistenza e ulteriore conflitto, in relazione a quel pensiero condizionato. La cosa importante quindi, è l'essere consapevoli, momento per momento, senza accumulare l'esperienza che la consapevolezza offre, perché nel momento che si inizia ad accumulare, si è consapevoli solo in rapporto a quanto si ha accumulato, in accordo con quello schema e con quella esperienza. La tua consapevolezza,è l'accumulo dei condizionamenti e quindi non c'è più osservazione, ma mera traduzione. Dove c'è traduzione c'è scelta, e la scelta crea conflitto, e nel conflitto non c'è comprensione. La vita è un fatto di relazione, e per comprendere la relazione, che non è statica, ci vuole una consapevolezza flessibile, una consapevolezza allerta e passiva, non aggressivamente attiva. Come ho detto questa coscienza passiva non è prodotta da qualche forma di disciplina, o attraverso delle pratiche. E' semplicemente essere consapevoli, momento per momento, del nostro pensare e del nostro sentire, non solo quando siamo svegli perché come vedremo quando ci entreremo più profondamente, anche iniziando a sognare tireremo a galla tutti i tipi di simboli che tradurremo in sogni. In questo modo apriamo la porta a ciò che è nascosto e che diventa conosciuto, ma per trovare l'ignoto dobbiamo andare oltre la soglia, certamente è questa la nostra difficoltà. La Realtà non è una cosa che possa essere conosciuta dalla mente, perché la mente è il risultato del conosciuto, del passato e quindi la mente deve riconoscere se stessa ed il proprio funzionamento, la sua verità e solo allora è possibile all'ignoto essere.
OLTRE IL PENSIERO LINEARE:
NEVROSI, SCHIZOFRENIA E MISTICA
La mistica: la scoperta del divino in noi. Come prima approssimazione, si potrebbe dire che la mistica è la via più radicale di trasformazione interiore, che provoca un nuovo gusto del mondo e di ciò che lo trascende, ma questa formula sarebbe ancora dualistica, poiché nella mistica non vi è differenza tra il mondo e il trascendente. E' questo che, almeno in Occidente, ha spesso creato ai mistici gravi problemi da parte dell'autorità ecclesiastica. Infatti, sino a che si insegna che il divino è in qualche luogo nascosto e lontano, chi pretende di far da tramite tra gli uomini e quell'Altrove recondito gode di un enorme potere, ma che succede se si scopre che esso
In linea di massima, sono distinguibili due forme di mistica La prima -tesa verso l'Assoluto e l'Infinito- supera esplicitamente il livello usuale di coscienza e tende al trascendente come dimensione "altra" rispetto alla quotidianità, spesso svilendo, se non addirittura eliminando, gli oggetti comuni della percezione. La seconda forma di mistica, invece, sembra aver rinunciato alle forme più appariscenti dell'estasi, per reinterpretare piuttosto l'esperienza mondana in termini divini. E' questo il caso, ad esempio, di persone estremamente altruiste, che incontrano il divino non nella semioscurità di una caverna, ma nel turbinio di una vita dedicata ai sofferenti.
Un'altra differenza importante, proposta da William James, è tra mistica sporadica o spontanea e mistica metodicamente coltivata, vale a dire tra il fare quasi casualmente un'esperienza mistica, ad esempio innanzi a uno stupendo paesaggio naturale, e il situarsi invece in un sentiero, solitamente tradizionale, teso a purificare gli aspetti più grossolani della mente e a coltivarne i più sottili.
Inoltre, l'esperienza mistica può presentare variazioni di intensità molto differenti, dalla leggera sensazione di un allentamento dei propri usuali limiti egoici, sino alla vera e propria estasi, accompagnata da visioni. E' significativo che le forme minori dell'esperienza mistica siano particolarmente diffuse, ma molto trascurate, quasi come se, in una società che pare aver accettato ogni aspetto della sessualità, la mistica fosse il vero tabù contemporaneo.
L'ESPANSIONE DEL MONDO INTERIORE
La mistica consiste in un'espansione del proprio mondo interiore che, nelle sue forme più avanzate, arriva a sovrapporsi al mondo esterno. Da ciò può derivare l'eventuale impressione di indifferenziazione, che ha portato molti a credere che il mistico affondi le proprie radici -e per certi versi naufraghi- nel magma preegoico. Non ci si accorge così del fatto che nella mistica gli oggetti della coscienza non sono spariti, ma sono piuttosto divenuti trasparenti. Letteralmente: il mistico vede attraverso i fenomeni e scopre la loro natura comune. Che poi essa venga chiamata Brahma, vacuità, Dio o in altro modo ancora riguarda la storia delle religioni e quindi delle culture. L'estasi non sorge dunque da ciò che si conquista, ma da ciò che si lascia: l'illusione della separatezza di un io ipertrofico, alla cui idea in precedenza ci si aggrappava disperatamente. Essa è un fluire di energia libera, perché non più impiegata per difendere una fasulla immagine dell'io.
FOLLIA, NORMALITA' E MISTICA
Come si può vedere, non si tratta nella mistica -a differenza di quanto sostengono certe interpretazioni psichiatriche e, purtroppo, psicanalitiche- di regressione: il mistico infatti non regredisce, ma procede lungo sviluppi della mente solitamente trascurati nella "normalità", che a questo punto ci appare chiaramente come un blocco, se non patologico, certo limitante. E' dunque importante non lasciarsi fuorviare da eventuali somiglianze tra la mistica e la regressione psicotica, perché appunto si tratta solo di somìglianze e non di una comune struttura. Basti pensare a come il mistico, a differenza dello schizofrenico, sia in grado di sviluppare forti rapporti affettivi e di muoversi nel mondo.
Anzi, se c'è qualcuno che ha coltivato gli ideali psicanalitici sull'amore e il lavoro, questi è proprio il mistico, che è spesso in grado di mantenere legami con innumerevoli allievi e di svolgere un'intensa attività pubblica come scrittore e conferenziere.
Il mistico, dunque, non è un disintegrato psicotico, ma per cosi dire un "superintegrato", che ha saputo assimilare dimensioni della mente la cui esistenza viene di solito trascurata, se non addirittura negata in questo senso, possiamo parlare di un ordine mistico, in cui sono state integrate diverse sfaccettature della mente. Che in questa integrazione un mistico abbia a volte rischiato la follia -cioè una regressione senza ritorno- non deve portare a inficiare la sua esperienza, ma anzi ad apprezzarla ancora di più per i pericoli che essa comporta. In fondo, un mistico ha rinunciato a quella normalità a cui lo psicotico non sa accedere e quindi vi è nella sua vita il rischio, nel caso non riesca a imboccare nuove vie, di ripercorrere a ritroso il cammino della normalizzazione, sino all'esplosione dei confini egoici, non accompagnata da alcuna sintesi superiore. A questo punto, anziché alla gioia estatica, egli approderebbe al caos terrificante. Allucinazioni o visioni. La differenza tra allucinazione e visione non è tanto nella forma, quanto nel contesto. Fermo restando, infatti, che percezioni senza oggetto possono intervenire per differenti cause fìsiche o psichiche, quali ad esempio fame, stanchezza e sonnolenza intense, sostanze inebrianti, depressioni e manie ecc., sarà solo il contesto psicotico o religioso a differenziare l'allucinazione dalla visione. Naturalmente, vi possono essere allucinazioni psicotiche a soggetto religioso, che però non per questo cessano di essere psicotiche: ciò che infatti conta è capire l'organizzazione mentale al cui interno sorgono immagini senza stimolazioni estrne dell'occhio. Da questa indagine psicologica resta invece escluso, per motivi di competenza, il fenomeno delle "apparizioni".
Preegoico e transegoico. La mistica allevia e addirittura muta alchemicamente di segno il dolore della separazione dal mondo, senza per questo ricorrere alla regressione. Certo, è possibile che per fare ciò essa acceda a dimensioni arcaiche solitamente inaccessibili se non nella psicosi, ma queste dimensioni preegoiche vengono reinterpretate in modo inedito. Nello schema di Ken Wilber possiamo affermare che la mistica, a differenza della psicosi, non è preegoica, ma transegoica.
La mistica ritrova l'oggetto perduto, scoprendo che esso non si era mai allontanato, ma semplicemente veniva visto in un'ottica limitante. Essa pertanto rimedia all'errore di prospettiva che sulla differenza funzionale tra io e oggetto (che certamente esiste e deve essere mantenuta) aveva costruito una rigida differenza di identità. Nella mistica, l'io e l'oggetto continuano a essere separati nella loro funzione, ma non nella loro natura. Perciò il mistico supera la paura della perdita di sé: non può infatti perdere l'aspetto funzionale dell'io, mentre sperimenta la gioia dell'aver lasciato le illusioni sulla sua esistenza inerente.
FORME DELLA TRASCENDENZA
Ma che cos'è la trascendenza? O meglio: che cosa sono le trascendenze?
Appare infatti evidente che, come già indicò Abraham Maslow, ne esistono diverse forme, alcune delle quali può ora essere utile ripercorrere.
Tutti noi siamo probabilmente passati almeno una volta nella vita attraverso crisi di perdita di autoconsapevolezza al limite della depersonalizzazione. Esse, se non avvengono in un quadro psicotico, possono risultare particolarmente utili, perché rappresentano reali momenti di crescita, in cui si sperimenta un allargamento dei propri confini egoici. Sebbene possano provocare dolore e anche terrore, queste crisi ci avvertono che noi non siamo solamente ciò che ci immaginiamo di essere: da qui sorge l'impressione, al limite, di "sparire", mentre in effetti stiamo sperimentando un nostro spazio interiore in precedenza nemmeno immaginato. Dov'è in quei momenti l'io e dov'è l'oggetto? Mentre stiamo esplorando nuovi confini, non ci ricordiamo più dei vecchi.
Un'altra esperienza abbastanza comune di trascendenza è rappresentata dal superamento del tempo limitato, psicologico, in cui solitamente pensiamo di esistere. Se ad esempio sto leggendo con interesse il libro di un autore ormai morto da tempo, scrive Maslow, è come se d'un tratto non esistessero più i decenni, i secoli o addirittura i millenni che ci separano. Oppure, quando ci preoccupiamo per le generazioni a venire, non abbiamo forse l'impressione di vivere in un tempo eterno, in cui non esistono più passato, presente e futuro? O ancora, non possiamo entro certi limiti trascendere la nostra cultura, accorgendoci che più lavoriamo su noi stessi, più diventiamo una sorta di uomo universale? E' questa la trascendenza a cui per esempio si trovò esposto Einstein, quando, compilando il modulo per l'immigrazione negli Stati Uniti, alla voce "razza" non potè fare a meno di scrivere: umana. Sebbene ognuno di noi sia radicato in una particolare cultura, come non accorgersi che essa è solo la forma fenomenica in cui esistiamo, ma a cui non siamo riducibili? Tra l'altro, saper cogliere la relatività della propria cultura è anche la condizione per poterla valutare criticamente e quindi per apprezzarne alcuni aspetti, allontanandosi invece da altri.
Una forma differente di trascendenza consiste invece nel superamento dell'egoismo e dell'egocentrismo mentre stiamo assolvendo responsabilità e doveri. Essa si accompagna spesso al venir meno della contrapposizione tra l'io e l'altro e favorisce così la partecipazione a lavori collettivi, in quanto porta a superare l'impellenza dei bisogni individuali più grossolani. Sviluppare una visione di vita più ampia aiuta anche a trascendere la malattia, il dolore ed eventualmente la morte, che verranno considerate parte integrante della propria esistenza, con immediati benefici anche nella quotidianità, in quanto si riesce cosi a vivere con un'attitudine molto più calma e rilassata, perché maggiormente oggettiva. Naturalmente, questo presuppone una pur minima trascendenza del bisogno di dipendenza dalle opinioni dall'apprezzamento mondano altrui e lo sviluppo dì valori e di capacità di autostima individuali, perché essi generano una notevole fiducia esistenziale in se stessi e nelle proprie capacità di risolvere o reinterpretare i problemi che la vita ci impone.
Un'altra forma di trascendenza, che in un certo senso deriva dalle precedenti, è il superamento in generale delle dicotomie e l'accesso a una percezione distica del cosmo come unità. Si apre così la porta dell'effettiva trascendenza mistica, di cui le precedenti possono rappresentare un'utile preparazione.
GLI STADI MISTICI
Esistono secondo la classificazione di E. Underhill cinque stadi nella mistica.
II primo è la conversione improvvisa che segue un periodo di inquietudine e turbamento e può essere chiamato il Risveglio del Sé. Esso è accompagnato dalla consapevolezza che esiste un livello superiore e maggiormente desiderabile dell'esperienza umana e a volte viene vissuto come un rapimento o un trasporto. E' una situazione radicalmente diversa rispetto ai livelli usuali di coscienza.
Nel secondo stadio, la Purificazione del Sé, il mistico, dopo aver sperimentato un livello più esteso di coscienza, avverte una profonda insoddisfazione per il proprio stile di vita, che gli appare estremamente povero e limitato. Poiché ora sa che esiste un altro livello di coscienza, egli desidera purificare la propria mente e diminuire i contatti sociali, avvertiti come meschini e privi di senso. Una volta che la purificazione è avvenuta, la "mortificazione" cessa, poiché essa era solo strumentale alla nuova vita.
Nella terza fase, egli tuttavia si avverte ancora come un'entità separata, un io che conosce l'Assoluto, ma non è ancora unito con esso.
Il quarto stadio apparentemente può sembrare una regressione. In esso -che con la precisa espressione di San Giovanni della Croce possiamo chiamare- l'Oscura notte dell'anima- il mistico non riesce più a sperimentare la gioia precedente e si sente gettato nella solitudine e nella depressione. Se nella seconda fase si era purificato dagli attaccamenti esterni, ora egli deve liberarsi dall'attaccamento all'io: deve quindi rinunciare alla volontà e all'individualità, che lo mantengono separato dalla Realtà Ultima.
Nella fase successiva, la Vita Unitiva, vi sono infine l'obliterazione di sé e l'esperienza di unità con l'universo: uno stato di pura coscienza, accompagnato da pace e tranquillità.
IL "RITORNO NEL MONDO"
Per motivi che vanno dalla sopravvivenza biologica allo slancio altruistico verso i sofferenti, il mistico non può vivere perennemente in questo stato, ma deve ritornare nel mondo. Molto spesso, questo avviene con una rinnovata energia, che porta a risultati sociali particolarmente efficaci, contraddicendo così lo stereotipo del mistico distaccato dalla realtà. In effetti, il mistico non ha rinunciato agli oggetti, ma all'attaccamento a essi: per una sottile legge psicologica, non essendovi più attaccato, li può manipolare con estrema agilità e leggerezza. Riprendendo la famosa formula, egli è nel mondo, ma non del mondo, cioè vi si muove senza essere appesantito da attaccamento, odio, paura e da tutte le altre afflizioni mentali derivanti dal non aver realizzato la vera natura dell'io e dei fenomeni.
IL MISTICO E LO SCHIZOFRENICO
Si può così comprendere la differenza tra il mistico e lo schizofrenico: sebbene entrambi abbiano sperimentato una frattura tra il mondo esterno e interno, il venir meno dell'attaccamento agli oggetti, nonché sofferenza e terrore, l'esito del loro sviluppo è infatti radicalmente di segno opposto.
In primo luogo, la via mistica rappresenta una sorta di allenamento continuo, in cui chi l'ha intrapresa si rinforza e diviene sempre più in grado di affrontare le esperienze del mondo inferiore. Nulla di tutto ciò avviene nella schizofrenia, in cui invece l'individuo è devastato dai propri fantasmi, che non è minimamente in grado di fronteggiare.
Ciò porta a un diverso atteggiamento nei confronti di quanto si sta vivendo: mentre il mistico, anche nei momenti più difficili della propria esperienza mantiene pur sempre una minima fiducia nell'esito positivo della sua vicenda e in qualche modo sa che al termine del tunnel incontrerà il divino, lo schizofrenico subisce passivamente e disperatamente la propria disgregazione, simile a un pugile sprovveduto e debole che senza alcun allenamento debba combattere contro potenti e temibili avversari.
Mentre il mistico sa gradualmente rinunciare, pur tra mille peripezie, al proprio guscio protettivo, aprendosi cosi a nuove emozioni ed esperienze nel momento in cui è in grado di affrontarle e di integrarle in una organizzazione mentale più ampia, allo schizofrenico manca o si è rotto prematuramente il guscio protettivo. Egli è pertanto incapace di affrontare l'irruzione di un mondo inferiore terrificante e distruttivo, con conseguenze devastanti sul piano mentale e sociale. Di solito, tutto ciò è peggiorato anche dalla scarsa consistenza della sua vita familiare e professionale, a cui diviene pertanto impossibile aggrapparsi nel momento della crisi. Se famiglia e lavoro -due dei maggiori punti di ancoraggio che ci sono offerti- sono fragili e la mente non ben organizzata, diviene impossibile affrontare l'inflazione psichica, in cui immagini e pensieri non sono più controllabili. Non a caso uno dei primi passi terapeutici quando si lavora con schizofrenici consiste nel radicare il paziente e nel riportarlo a terra, controbilanciando cosi il suo essere troppo sbilanciato verso il cielo.
Diversi sono anche gli "obiettivi" del mistico e dello schizofrenico.
Se, infatti, per il primo si tratta di allargare sempre più il campo della coscienza, sia integrando parti interne sconosciute sia estendendosi verso l'universo, grazie a una graduale diminuizione dei meccanismi di difesa in senso lato, loschizofrenico punta invece a un mondo interno che non diviene pertanto un campo da esplorare, ma un rifugio in cui cercare protezione da un mondo esterno per cui egli si sente inadatto.
La differenza è fondamentale: mentre infatti il mistico lavora sull'attaccamento agli oggetti mediante un eventuale ritiro dal mondo, lo schizofrenico fugge dagli oggetti stessi, che continuano a vivere in forma distorta nella sua mente, spesso dominandola. Inoltre, mentre l'addestramento mistico avviene pur semprein un contesto culturale, di cui assimila immagini e miti in qualche modo riconosciuti, il processo schizofrenico è letteralmente "privato": gli manca infatti questo contesto, di cui solo alcuni spezzoni vengono utilizzati per il proprio delirio.
Non a caso l'uscita dalla schizofrenia spesso comporta la fine dell'esplorazione del proprio mondo interiore A differenza del mistico -che sa far convivere la ricerca interiore e l'attività sociale- per l'ex schizofrenico è come se la seconda potesse intervenire solo a discapito della prima Però questa è solo una vantazione generale -direi quasi statistica- perché fortunatamente i casi della vita sono sempre più vari e sorprendenti di quanto noi possiamo prevedere. Non ci è dunque lecito precludere a nessuno l'eventualità che la sua ricchezza interiore possa felicemente integrarsi con una capacità di svolgere i propri ruoli sociali, come ad esempio avviene per molti artisti.
In linea generale, comunque, il mistico e lo schizofrenico costituiscono i due antipodi di ciò che accade quando mondo interno ed esterno sono felicemente congiunti o drammaticamente separati. Nel mezzo, vi è una gamma quasi infinita di possibilità.