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Rebirthing Toscana
ATTACCHI DI PANICO

GLI ATTACCHI DI PANICO
dott. Filippo Falzoni Gallerani.

Se per la salute generale la respirazione è importante, la relazione tra respiro e attacchi di panico è cruciale e diretta.

 

Solamente dagli inizi degli anni ottanta il DAP (disturbo da attacchi di panico) è stato inserito nel manuale diagnostico e statistico redatto dalla American Psychiatric Association come disturbo specificamente identificato. Ho avuto presto modo di riconoscere con certezza il rapporto esistente fra l'insorgere delle crisi di panico e gli squilibri associati alla respirazione, e già nel 1986 fu pubblicato sul Corriere della Salute allegato del Corriere della Sera, un articolo sulle mie ricerche. Esaminando moltissime persone che soffrivano di questo disturbo, ho rilevato che nella maggioranza dei casi all'origine del panico c'è un meccanismo molto semplice: individui (spesso inconsapevoli di soffrire da tempo di una respirazione non ottimale, irrigidita e contratta) sono estremamente spaventati dalle sensazioni che emergono quando inconsapevolmente intensificano la respirazione. La sensazione di "mancanza d'aria" che accompagna a volte l'iperventilazione, e i meccanismi associati agli squilibri acido-basici producono sensazioni forti e inaspettate che il soggetto non sa come affrontare ed interpretare e che lo disorientano fortemente.

 

I sintomi più comuni sono: timore di perdere il controllo, sensazione di soffocamento, sensazione di svenimento, giramenti di capo, tachicardia, tremori, sudorazione, depersonalizzazione, torpore o formicolio, improvvise vampate di calore o senso di freddo, fastidio al torace, paura di morire, paura di impazzire o di fare qualcosa d'incontrollato.

 

Tali sintomi portano al timore di allontanarsi dall'abitazione o di guidare, di restare soli, di affrontare viaggi, ecc. con gravi limitazioni della vita personale e sociale. 

 

Il DAP è molto diffuso e si stima che ne soffra oltre il 8% della popolazione dei paesi sviluppati, vale a dire un numero estremamente grande d'individui. Esso può colpire improvvisamente individui altresì sani e socialmente realizzati. Al contrario di quanto si era creduto sino ai primi anni 80 l'attacco di panico non è assimilabile ad una forma d'ansia acuta e passeggera, ma è in un disturbo a sé stante. 

 

Nella maggior parte dei casi di DAP una sola crisi basta a far nascere il timore che essa possa ripetersi. Il soggetto ha un'inconscia paura di respirare liberamente, teme che lasciandosi andare a ciò che ha dentro possa perdere il controllo. Chi ha avuto la prima crisi in aereo avrà paura di viaggiare con quel mezzo e, nel timore che quel qualcosa di strano e incontrollabile possa accadere di nuovo, inizierà ad evitare ogni altro mezzo di trasporto, anche l'auto, temendo di essere colto da un attacco magari in pieno traffico. Alcuni incominciano a poter guidare solo se accompagnati, per poi restringere ulteriormente il loro raggio d'azione sino a giungere, nei casi più gravi, a temere perfino d'uscire da casa. 

 

Attualmente la terapia medica convenzionale ritenuta più valida consiste nella somministrazione di antidepressivi, tale intervento non è privo di controindicazioni ed effetti collaterali, e non pare comunque risolutivo. Alla terapia farmacologica sono spesso associate tecniche cognitivistiche e comportamentistiche, e gruppi di sostegno.

 

Un paio d'anni fa, il Prof. Battaglia all'Ospedale San Raffaele di Milano, dopo dieci anni di ricerche ha scoperto l'inconfutabile esistenza di una relazione tra gli attacchi di panico e la respirazione. Ha costatato che i soggetti che soffrono di panico mostrano una reazione "si potrebbe dire quasi allergica" all'eccesso di anidride carbonica (e, infatti, il respirare anidride carbonica pura può innescare un attacco nei soggetti predisposti). In un primo momento fui molto lieto di questa conferma scientifica, mi ha poi stupito, tuttavia, costatare che la risposta medica al problema è era un farmaco usato per la cura del Morbo di Parkinson che inibisce i recettori dell'anidride carbonica, ma non è privo di effetti collaterali. Tale farmaco invero non stato poi quasi mai utilizzato, ma parrebbe l'emblema della cura sintomatica non risolutiva. 

 

Spero che un approccio diretto alla respirazione per riequilibrare le reazioni all'anidride carbonica e gli squilibri bioenergetici abbia presto maggiori riconoscimenti da parte di questi studiosi. 

 

 

Riassumendo: 

Si è costatato che le sensazioni scatenanti i casi di panico avevano molti punti in comune con quelle indotte dall'iperventilazione, e che esisteva un'evidente relazione tra gli attacchi di panico e le alterazioni del respiro. 

 

Si è notato che i sintomi dell'iperventilazione (capogiro, formicolio alle mani, timore di perdere il controllo emotivo, respiro affannoso, oppressione, vertigine, paura ed eventuale tachicardia) sorgono con estrema facilità in soggetti predisposti e in coloro che, senza esserne coscienti, si trovano in condizione di subventilazione, vale a dire respirano male. 

 

Si è verificata l'efficacia del Rebirthing ad approccio Transpersonale, che permette attraverso una specifica tecnica di respirazione libera, svolta sotto la guida di un esperto, di ristabilire stabilmente l'equilibrio del Ph nel sangue, risolverei problemi legati all'iperventilazione, di elaborare eventualmente le emozioni represse e sciogliere i blocchi bioenergetici. 

 

Si è costatato osservando una vasta casistica che il metodo permette di eliminare del tutto il sintomo e il timore associato all'attesa del suo possibile insorgere, in modo rapido, sicuro e in poche sedute.

 

Va ricordato, inoltre, che la maggior parte degli individui colpiti da crisi di panico sino a pochi anni fa, e purtroppo ogni tanto ancora, potevano ricevere dai medici risposte incerte, cure inefficaci e le diagnosi più diverse, che variano dall'isteria a stati epilettoidi, passando naturalmente per la solita generica definizione di "attacco nervoso". Rivolgendosi al pronto soccorso di un ospedale, l'intervento si limitava spesso, alla somministrazione di potenti ansiolitici, senza che al soggetto venga data una chiara spiegazione di quel che gli sta accadendo. Ora che, data la sua grandissima diffusione, del panico si è cominciato a parlarne molto, e le cose stanno migliorando. In genere la terapia ritenuta più valida consiste nella prescrizione d'antidepressivi, associati eventualmente a tecniche comportamentiste. I farmaci non sempre sono efficaci e privi d'effetti collaterali.

 

Si può sostenere che cause e sintomi degli attacchi di panico sono definitivamente risolti se cura è diretta alla radice del problema: lavorando cioè per sbloccare la respirazione e non per limitarla o inibirla. Invece di ridurre la respirazione intenzionalmente o cercare la soluzione tramite l'assunzione di farmaci, si dovrebbe riconoscere che proprio il respiro che innesca la crisi ne è la cura naturale. Si deve perciò insegnare al soggetto a respirare sino ad eliminare lo stato di subventilazione causata, dalla "corazza psicosomatica" e gli stati di iperventilazione involontaria che spesso ne conseguono. Respirare profondamente, sotto la guida di un esperto, permette di superare con facilità i momenti in cui l'ansia si manifesta e si scarica. In un contesto opportuno le sensazioni fisiche ed emotive possono essere affrontate tranquillamente. Il soggetto riconosce che il respiro non è pericoloso e comprende che le sensazioni lo accompagnano sono le naturali risposte dell'organismo e si libera dal timore che tali sensazioni sino il segno che è sull'orlo dello squilibrio mentale.

 

 

Riassumendo: 

Si è costatato che le sensazioni scatenanti i casi di panico avevano molti punti in comune con quelle indotte dall'iperventilazione, e che esisteva un'evidente relazione tra gli attacchi di panico e le alterazioni del respiro. 

 

Si è notato che i sintomi dell'iperventilazione (capogiro, formicolio alle mani, timore di perdere il controllo emotivo, respiro affannoso, oppressione, vertigine, paura ed eventuale tachicardia) sorgono con estrema facilità in soggetti predisposti e in coloro che, senza esserne coscienti, si trovano in condizione di subventilazione, vale a dire respirano male. 

 

Si è verificata l'efficacia del Rebirthing ad approccio Transpersonale, che permette attraverso una specifica tecnica di respirazione libera, svolta sotto la guida di un esperto, di ristabilire stabilmente l'equilibrio del Ph nel sangue, risolvere i problemi legati all'iperventilazione, di elaborare eventualmente le emozioni represse e sciogliere i blocchi bioenergetici. 

Si è costatato osservando una vasta casistica che il metodo permette di eliminare del tutto il sintomo e il timore associato all'attesa del suo possibile insorgere, in modo rapido, sicuro e in poche sedute.

 

American Psychiatric Association, DSM III R, Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, Seconda edizione Italiana, a cura di Andreoli, V., Cassano, G., Rossi, R., Ediz Masson, Milano, Parigi, Barcellona, Bonn, 1993.

 

 

Dal Manuale Diagnostico:

Non dovrebbe essere diagnosticato quando gli attacchi di panico sono dovuti all'ingestione di sostanze psicoattive.

 

Durante un Episodio Depressivo Maggiore possono verificarsi ricorrenti, inattesi attacchi di panico, nel qual caso si dovrebbe porre diagnosi sia di Disturbo dell'Umore che di Disturbo da Attacchi di Panico. Finalmente, se si presentano. ricorrenti attacchi di panico in corso di Disturbo da somatizzazione, dovrebbe essere emessa la diagnosi addizionale di Disturbo da Attacchi di Panico.

 

Tipicamente le persone con Disturbo da Attacchi di Panico sviluppano gradi variabili di nervosismo e apprensione fra un attacco e l'altro.

 

Quando questi sono focalizzati sulla paura di avere un altro attacco (come generalmente avviene) non viene posta la diagnosi aggiuntiva di Disturbo da Ansia Generalizzata. Più raramente, comunque, l'attenzione può non essere rivolta alla paura di avere un altro attacco di panico, nel qual caso si dovrebbe considerare la diagnosi di Disturbo da Ansia Generalizzata.

 

Nella Fobia Semplice l'individuo può sviluppare attacchi di panico se viene esposto allo stimolo fobico. Comunque, in tale situazione l'attacco di panico si verifica immediatamente prima o durante l'esposizione alla situazione fobica, e la sua intensità varia all'avvicinarsi o al recedere dello stimolo fobico.

 

Il Disturbo da Attacchi di Panico, al contrario, anche quando gli attacchi sono associati a certe situazioni, come trovarsi da soli fuori di casa o stare in coda, l'individuo non è mai certo di quando si svilupperà con precisione l'attacco in quella situazione, o se potrà mai svilupparsi. Nella Fobia Sociale la persona può sviluppare attacchi di panico che sono scatenati soltanto dal fatto di essere al centro dell'attenzione altrui, mentre nel Disturbo da Attacchi di Panico, gli attacchi non sono per definizione, scatenati da ciò. Persone con Disturbo da Attacchi di Panico possono tuttavia avere una Fobia Semplice o Sociale non correlata.

 

 

Criteri diagnostici per il Disturbo da Attacchi di Panico

 

A. In qualche periodo nel corso della malattia si sono verificati uno o più attacchi di panico (periodi precisi di intensa paura o disagio), i quali erano 1) inattesi, cioè non avvenivano immediatamente prima o durante l'esposizione ad una situazione che abitualmente causasse ansia, e 2) non scatenati da situazioni nelle quali la persona fosse al centro dell'attenzione altrui.

 

B. Quattro attacchi, come definiti nel criterio A, occorsi in un periodo di quattro settimane, oppure uno o più attacchi seguiti da un periodo di almeno un mese caratterizzato dalla paura persistente di avere un altro attacco.

1) Dispnea o sensazione di soffocamento; 2) Sbandamenti, instabilità, o sensazione di svenimento; 3) Palpitazioni o tachicardia; 4) Tremori fini o a grandi scosse: 5) Sudorazione; 6) Sensazione di asfissiare; 7) Nausea o disturbi addominali; 8) Depersonalizzazione o derealizzazione; 9) Parestesie (torpore o formicolio); 10) Improvvise vampate di calore o senso di freddo; 11) Dolore o fastidio al torace; 12) Paura di morire; 13) Paura di impazzire o di fare qualcosa di incontrollato.

 

Nota: Gli attacchi che comprendono quattro o più sintomi sono attacchi di panico; gli attacchi con meno di quattro sintomi sono attacchi paucisintomatici (vedi Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico pag. 294).

 

D. Durante almeno alcuni degli attacchi, almeno quattro dei sintomi del criterio C sono insorti improvvisamente, e sono aumentati di intensità nell'arco di dieci minuti dall'inizio del primo sintomo C notato nell'attacco.

 

E. Non può essere stabilito alcun fattore organico che abbia iniziato e mantenuto il disturbo, ad esempio Intossicazione da Amfetamina o Caffeina, Ipertiroidismo.

 

Nota: Il prolasso della mitrale può essere una situazione associata, ma non preclude la diagnosi di Disturbo da Attacchi di Panico.

 

 

Tipi di Disturbo da Attacchi di Panico

 

 

 

Criteri diagnostici per il Disturbo da Attacchi di Panico con Agorafobia (300.21)

 

A. Soddisfa i criteri per il Disturbo da Attacchi di Panico.

 

B. Agorafobia: paura di trovarsi in posti o situazioni dalle quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nelle quali può non essere disponibile aiuto in caso di un attacco di panico. (Include i casi nei quali il comportamento persistente di evitamento si è originato durante una fase attiva del Disturbo da Attacchi di Panico, anche se la persona non attribuisce il comportamento di evitamento alla paura di avere un attacco di panico). Come risultato di questa paura, il soggetto riduce gli spostamenti, o ha bisogno di un compagno quando è fuori di casa, oppure sopporta le situazioni agorafobiche, nonostante l'intensa ansia. Le comuni situazioni agorafobiche includono il trovarsi da soli fuori casa, l'essere in una folla, lo stare in coda, l'essere su un ponte, il viaggiare in autobus, treno o macchina. lo quando necessario, come per andare al lavoro o a far compere; in altri casi evita di viaggiare da solo.

 

Moderato: Il comportamento di evitamento porta ad uno stile di vita coartato; ad esempio, la persona è capace di lasciare la casa da sola, ma non di allontanarsi per pochi chilometri se non accompagnata.

 

Grave: Il comportamento di evitamento porta a rimanere completamente o quasi completamente chiuso in casa, e alla incapacità di lasciare casa se non accompagnato.

 

In Remissione Parziale: Non vi sono attualmente comportamenti di evitamento agorafobico, ma vi è stato qualche evitamento agorafobico durante gli ultimi sei mesi.

 

In Completa Remissione: Nessun comportamento di evitamento agorafobico al presente, e nessuno durante gli ultimi sei mesi.

 

Specificare l'attuale gravità degli attacchi di panico:

 

Lieve: Durante l'ultimo mese tutti gli attacchi sono stati attacchi paucisintomatici (cioè con meno di quattro sintomi); oppure non vi è stato più di un attacco di panico.

 

Moderato: Durante l'ultimo mese gli attacchi sono stati a metà strada fra "Lievi" e "Gravi".

 

Grave: Durante l'ultimo mese, vi sono stati almeno otto attacchi di panico.

 

In Remissione Parziale: La condizione è stata intermedia fra "In Completa Remissione" e "Lieve".

 

In Completa Remissione: Durante gli ultimi sei mesi, non vi sono stati né attacchi di panico, né attacchi paucisintomatici.

 

Criteri diagnostici per il Disturbo da Attacchi di Panico senza Agorafobia (300.01)

 

A. Soddisfa i criteri per il Disturbo da Attacchi di Panico.

 

B. Assenza di agorafobia, come definita sopra.

 

Specificare l'attuale gravità degli Attacchi di Panico, come definiti sopra.

 

300.22 Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico La caratteristica essenziale di questo disturbo è l'Agorafobia senza una anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico.

 

L'Agorafobia è la paura di trovarsi in posti o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali può non essere disponibile aiuto in caso di improvviso svilupparsi di uno o più sintomi che potrebbero essere inabilitanti od estremamente imbarazzanti. Come risultato di questa paura il soggetto è portato o a ridurre gli spostamenti, o ad aver bisogno di un compagno quando si trova fuori casa, oppure a sopportare situazioni agorafobiche, nonostante l'intensa ansia. Le comuni situazioni agorafobiche includono il trovarsi fuori casa da soli, l'essere in una folla, lo stare in coda, l'essere su un ponte, il viaggiare in autobus, treno od automobile.

 

Di solito la persona ha paura di avere un attacco paucisintomatico, ossia, di sviluppare un unico o un piccolo numero di sintomi, come iniziare ad avere vertigini o a cadere, depersonalizzazione o derealizzazione, incontinenza urinaria o intestinale, vomito, o avere un malessere cardiaco. In qualche caso, questi sintomi si sono manifestati in passato e la persona può essere preoccupata dal timore del loro ritorno. In altri casi, la persona non ha mai fatto esperienza del sintomo (o sintomi), ma comunque teme che il sintomo "possa" presentarsi, e inabilitarlo o essere estremamente imbarazzante. In un piccolo numero di casi la persona ha paura di sentirsi in qualche modo incapace, ma non riesce a specificare di quali sintomi ha paura.

 

Non è chiaro se l'Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico con attacchi paucisintomatici rappresenti una variante del Disturbo da Attacchi di Panico con Agorafobia, e se lo stesso disturbo senza attacchi paucisintomatici rappresenti un disturbo non correlato con il Disturbo da Attacchi di Panico.

 

Manifestazioni associate. Possono essere presenti Disturbi di Personalità, in particolare manifestazioni del Disturbo di Evitamento di Personalità.

 

Età di insorgenza. L'età di insorgenza è variabile, ma il disturbo inizia più comunemente tra i 20 e i 40 anni.

 

Decorso. Tipicamente il disturbo persiste per anni.

 

Menomazione. Nei campioni clinici il grado di compromissione è di solito grave.

 

Complicanze. Alcuni individui sviluppano in seguito un Disturbo da Attacchi di Panico.

 

Fattori predisponenti. Nessuna informazione.

 

Prevalenza. Nei campioni clinici il disturbo è raro. Pub comunque essere più comune nella popolazione generale.

 

Distribuzione tra i sessi. Il disturbo è più frequentemente diagnosticato nelle donne rispetto agli uomini.

 

Diagnosi differenziale. In un disturbo psicotico con manifestazioni persecutorie la persona può evitare situazioni che ritiene possano renderlo vulnerabile a un attacco. In un Episodio Depressivo Maggiore grave, il soggetto può evitare situazioni che esperisce come soverchianti. In entrambi i casi, comunque, il soggetto non ha mai paura che improvvisamente si sviluppi un sintomo che sarebbe estremamente imbarazzante od inabilitante.

 

- Nel Disturbo da Attacchi di Panico con Agorafobia, gli attacchi di panico possono essere in completa remissione mentre persiste l'Agorafobia, ma un'anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico fa escludere una diagnosi attuale di Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico. (Nota: 11 Disturbo da Attacchi di Panico non esclude una preesistente diagnosi di Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico). In casi estremamente gravi di Fobia Sociale la persona può evitare lo stesso tipo di situazioni che vengono evitate nell'Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico. La motivazione, comunque, è l'evitare di fare qualcosa o di agire in modo che sarebbe imbarazzante od umiliante, piuttosto che l'evitare l'improvviso insorgere di un sintomo.

 

Criteri diagnostici per l'Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico (300.22)

 

A. Agorafobia: paura di trovarsi in posti o situazioni dalle quali sarebbe difficile (od imbarazzante) allontanarsi, o nelle quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso dell'improvviso insorgere di un sintomo (o di più sintomi) che potrebbe essere inabilitante od estremamente imbarazzante. ali esempi includono: vertigini o sensazione di cadere, depersonalizzazione o derealizzazione, incontinenza urinaria o intestinale, vomito o malessere cardiaco. Come risultato di questa paura, la persona riduce gli spostamenti o necessita di un compagno quando si trova fuori casa, oppure sopporta le situazioni agorafobiche nonostante l'intensa ansia. Comuni situazioni agorafobiche includono il trovarsi da soli fuori di casa, l'essere in una folla o il fare una coda, l'essere su un ponte, o il viaggiare in autobus, treno o automobile.

 

Specificare se con o senza attacchi paucisintomatici (vedi pag. 295).

 

300.23 Fobia Sociale

La caratteristica essenziale di questo disturbo è la paura persistente di una o più situazioni (le situazioni fobiche sociali) nelle quali l'individuo è esposto al possibile giudizio degli altri e ha paura di poter fare qualcosa o di agire in modo tale da rimanere umiliato od imbarazzato. La paura fobica sociale può essere circoscritta, come la paura di non essere capace di continuare a parlare mentre si parla in pubblico, di soffocarsi col cibo mentre si mangia di fronte agli altri, di non essere capace di urinare in un gabinetto pubblico, o di avere dei tremori alla mano mentre si scrive in presenza di altri; in altri casi la paura fobica sociale

 

American Psychiatric Association, DSM III R, Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, Seconda edizione Italiana, a cura di Andreoli, V., Cassano, G., Rossi, R., Ediz Masson, Milano, Parigi, Barcellona, Bonn, 1993.

Se per la salute generale la respirazione è importante, la relazione tra respiro e attacchi di panico è cruciale e diretta.

 

Solamente dagli inizi degli anni ottanta il DAP (disturbo da attacchi di panico) è stato inserito nel manuale diagnostico e statistico redatto dalla American Psychiatric Association come disturbo specificamente identificato. Ho avuto presto modo di riconoscere con certezza il rapporto esistente fra l'insorgere delle crisi di panico e gli squilibri associati alla respirazione, e già nel 1986 fu pubblicato sul Corriere della Salute allegato del Corriere della Sera, un articolo sulle mie ricerche. Esaminando moltissime persone che soffrivano di questo disturbo, ho rilevato che nella maggioranza dei casi all'origine del panico c'è un meccanismo molto semplice: individui (spesso inconsapevoli di soffrire da tempo di una respirazione non ottimale, irrigidita e contratta) sono estremamente spaventati dalle sensazioni che emergono quando inconsapevolmente intensificano la respirazione. La sensazione di "mancanza d'aria" che accompagna a volte l'iperventilazione, e i meccanismi associati agli squilibri acido-basici producono sensazioni forti e inaspettate che il soggetto non sa come affrontare ed interpretare e che lo disorientano fortemente.

 

I sintomi più comuni sono: timore di perdere il controllo, sensazione di soffocamento, sensazione di svenimento, giramenti di capo, tachicardia, tremori, sudorazione, depersonalizzazione, torpore o formicolio, improvvise vampate di calore o senso di freddo, fastidio al torace, paura di morire, paura di impazzire o di fare qualcosa d'incontrollato.

 

Tali sintomi portano al timore di allontanarsi dall'abitazione o di guidare, di restare soli, di affrontare viaggi, ecc. con gravi limitazioni della vita personale e sociale. 

 

Il DAP è molto diffuso e si stima che ne soffra oltre il 8% della popolazione dei paesi sviluppati, vale a dire un numero estremamente grande d'individui. Esso può colpire improvvisamente individui altresì sani e socialmente realizzati. Al contrario di quanto si era creduto sino ai primi anni 80 l'attacco di panico non è assimilabile ad una forma d'ansia acuta e passeggera, ma è in un disturbo a sé stante. 

 

Nella maggior parte dei casi di DAP una sola crisi basta a far nascere il timore che essa possa ripetersi. Il soggetto ha un'inconscia paura di respirare liberamente, teme che lasciandosi andare a ciò che ha dentro possa perdere il controllo. Chi ha avuto la prima crisi in aereo avrà paura di viaggiare con quel mezzo e, nel timore che quel qualcosa di strano e incontrollabile possa accadere di nuovo, inizierà ad evitare ogni altro mezzo di trasporto, anche l'auto, temendo di essere colto da un attacco magari in pieno traffico. Alcuni incominciano a poter guidare solo se accompagnati, per poi restringere ulteriormente il loro raggio d'azione sino a giungere, nei casi più gravi, a temere perfino d'uscire da casa. 

 

Attualmente la terapia medica convenzionale ritenuta più valida consiste nella somministrazione di antidepressivi, tale intervento non è privo di controindicazioni ed effetti collaterali, e non pare comunque risolutivo. Alla terapia farmacologica sono spesso associate tecniche cognitivistiche e comportamentistiche, e gruppi di sostegno.

 

Un paio d'anni fa, il Prof. Battaglia all'Ospedale San Raffaele di Milano, dopo dieci anni di ricerche ha scoperto l'inconfutabile esistenza di una relazione tra gli attacchi di panico e la respirazione. Ha costatato che i soggetti che soffrono di panico mostrano una reazione "si potrebbe dire quasi allergica" all'eccesso di anidride carbonica (e, infatti, il respirare anidride carbonica pura può innescare un attacco nei soggetti predisposti). In un primo momento fui molto lieto di questa conferma scientifica, mi ha poi stupito, tuttavia, costatare che la risposta medica al problema è era un farmaco usato per la cura del Morbo di Parkinson che inibisce i recettori dell'anidride carbonica, ma non è privo di effetti collaterali. Tale farmaco invero non stato poi quasi mai utilizzato, ma parrebbe l'emblema della cura sintomatica non risolutiva. 

 

Spero che un approccio diretto alla respirazione per riequilibrare le reazioni all'anidride carbonica e gli squilibri bioenergetici abbia presto maggiori riconoscimenti da parte di questi studiosi. 

 

 

Riassumendo: 

Si è costatato che le sensazioni scatenanti i casi di panico avevano molti punti in comune con quelle indotte dall'iperventilazione, e che esisteva un'evidente relazione tra gli attacchi di panico e le alterazioni del respiro. 

 

Si è notato che i sintomi dell'iperventilazione (capogiro, formicolio alle mani, timore di perdere il controllo emotivo, respiro affannoso, oppressione, vertigine, paura ed eventuale tachicardia) sorgono con estrema facilità in soggetti predisposti e in coloro che, senza esserne coscienti, si trovano in condizione di subventilazione, vale a dire respirano male. 

 

Si è verificata l'efficacia del Rebirthing ad approccio Transpersonale, che permette attraverso una specifica tecnica di respirazione libera, svolta sotto la guida di un esperto, di ristabilire stabilmente l'equilibrio del Ph nel sangue, risolverei problemi legati all'iperventilazione, di elaborare eventualmente le emozioni represse e sciogliere i blocchi bioenergetici. 

 

Si è costatato osservando una vasta casistica che il metodo permette di eliminare del tutto il sintomo e il timore associato all'attesa del suo possibile insorgere, in modo rapido, sicuro e in poche sedute.

 

Va ricordato, inoltre, che la maggior parte degli individui colpiti da crisi di panico sino a pochi anni fa, e purtroppo ogni tanto ancora, potevano ricevere dai medici risposte incerte, cure inefficaci e le diagnosi più diverse, che variano dall'isteria a stati epilettoidi, passando naturalmente per la solita generica definizione di "attacco nervoso". Rivolgendosi al pronto soccorso di un ospedale, l'intervento si limitava spesso, alla somministrazione di potenti ansiolitici, senza che al soggetto venga data una chiara spiegazione di quel che gli sta accadendo. Ora che, data la sua grandissima diffusione, del panico si è cominciato a parlarne molto, e le cose stanno migliorando. In genere la terapia ritenuta più valida consiste nella prescrizione d'antidepressivi, associati eventualmente a tecniche comportamentiste. I farmaci non sempre sono efficaci e privi d'effetti collaterali.

 

Si può sostenere che cause e sintomi degli attacchi di panico sono definitivamente risolti se cura è diretta alla radice del problema: lavorando cioè per sbloccare la respirazione e non per limitarla o inibirla. Invece di ridurre la respirazione intenzionalmente o cercare la soluzione tramite l'assunzione di farmaci, si dovrebbe riconoscere che proprio il respiro che innesca la crisi ne è la cura naturale. Si deve perciò insegnare al soggetto a respirare sino ad eliminare lo stato di subventilazione causata, dalla "corazza psicosomatica" e gli stati di iperventilazione involontaria che spesso ne conseguono. Respirare profondamente, sotto la guida di un esperto, permette di superare con facilità i momenti in cui l'ansia si manifesta e si scarica. In un contesto opportuno le sensazioni fisiche ed emotive possono essere affrontate tranquillamente. Il soggetto riconosce che il respiro non è pericoloso e comprende che le sensazioni lo accompagnano sono le naturali risposte dell'organismo e si libera dal timore che tali sensazioni sino il segno che è sull'orlo dello squilibrio mentale.

 

 

Riassumendo: 

Si è costatato che le sensazioni scatenanti i casi di panico avevano molti punti in comune con quelle indotte dall'iperventilazione, e che esisteva un'evidente relazione tra gli attacchi di panico e le alterazioni del respiro. 

 

Si è notato che i sintomi dell'iperventilazione (capogiro, formicolio alle mani, timore di perdere il controllo emotivo, respiro affannoso, oppressione, vertigine, paura ed eventuale tachicardia) sorgono con estrema facilità in soggetti predisposti e in coloro che, senza esserne coscienti, si trovano in condizione di subventilazione, vale a dire respirano male. 

 

Si è verificata l'efficacia del Rebirthing ad approccio Transpersonale, che permette attraverso una specifica tecnica di respirazione libera, svolta sotto la guida di un esperto, di ristabilire stabilmente l'equilibrio del Ph nel sangue, risolvere i problemi legati all'iperventilazione, di elaborare eventualmente le emozioni represse e sciogliere i blocchi bioenergetici. 

Si è costatato osservando una vasta casistica che il metodo permette di eliminare del tutto il sintomo e il timore associato all'attesa del suo possibile insorgere, in modo rapido, sicuro e in poche sedute.

 

American Psychiatric Association, DSM III R, Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, Seconda edizione Italiana, a cura di Andreoli, V., Cassano, G., Rossi, R., Ediz Masson, Milano, Parigi, Barcellona, Bonn, 1993.

 

 

Dal Manuale Diagnostico:

Non dovrebbe essere diagnosticato quando gli attacchi di panico sono dovuti all'ingestione di sostanze psicoattive.

 

Durante un Episodio Depressivo Maggiore possono verificarsi ricorrenti, inattesi attacchi di panico, nel qual caso si dovrebbe porre diagnosi sia di Disturbo dell'Umore che di Disturbo da Attacchi di Panico. Finalmente, se si presentano. ricorrenti attacchi di panico in corso di Disturbo da somatizzazione, dovrebbe essere emessa la diagnosi addizionale di Disturbo da Attacchi di Panico.

 

Tipicamente le persone con Disturbo da Attacchi di Panico sviluppano gradi variabili di nervosismo e apprensione fra un attacco e l'altro.

 

Quando questi sono focalizzati sulla paura di avere un altro attacco (come generalmente avviene) non viene posta la diagnosi aggiuntiva di Disturbo da Ansia Generalizzata. Più raramente, comunque, l'attenzione può non essere rivolta alla paura di avere un altro attacco di panico, nel qual caso si dovrebbe considerare la diagnosi di Disturbo da Ansia Generalizzata.

 

Nella Fobia Semplice l'individuo può sviluppare attacchi di panico se viene esposto allo stimolo fobico. Comunque, in tale situazione l'attacco di panico si verifica immediatamente prima o durante l'esposizione alla situazione fobica, e la sua intensità varia all'avvicinarsi o al recedere dello stimolo fobico.

 

Il Disturbo da Attacchi di Panico, al contrario, anche quando gli attacchi sono associati a certe situazioni, come trovarsi da soli fuori di casa o stare in coda, l'individuo non è mai certo di quando si svilupperà con precisione l'attacco in quella situazione, o se potrà mai svilupparsi. Nella Fobia Sociale la persona può sviluppare attacchi di panico che sono scatenati soltanto dal fatto di essere al centro dell'attenzione altrui, mentre nel Disturbo da Attacchi di Panico, gli attacchi non sono per definizione, scatenati da ciò. Persone con Disturbo da Attacchi di Panico possono tuttavia avere una Fobia Semplice o Sociale non correlata.

 

 

Criteri diagnostici per il Disturbo da Attacchi di Panico

 

A. In qualche periodo nel corso della malattia si sono verificati uno o più attacchi di panico (periodi precisi di intensa paura o disagio), i quali erano 1) inattesi, cioè non avvenivano immediatamente prima o durante l'esposizione ad una situazione che abitualmente causasse ansia, e 2) non scatenati da situazioni nelle quali la persona fosse al centro dell'attenzione altrui.

 

B. Quattro attacchi, come definiti nel criterio A, occorsi in un periodo di quattro settimane, oppure uno o più attacchi seguiti da un periodo di almeno un mese caratterizzato dalla paura persistente di avere un altro attacco.

1) Dispnea o sensazione di soffocamento; 2) Sbandamenti, instabilità, o sensazione di svenimento; 3) Palpitazioni o tachicardia; 4) Tremori fini o a grandi scosse: 5) Sudorazione; 6) Sensazione di asfissiare; 7) Nausea o disturbi addominali; 8) Depersonalizzazione o derealizzazione; 9) Parestesie (torpore o formicolio); 10) Improvvise vampate di calore o senso di freddo; 11) Dolore o fastidio al torace; 12) Paura di morire; 13) Paura di impazzire o di fare qualcosa di incontrollato.

 

Nota: Gli attacchi che comprendono quattro o più sintomi sono attacchi di panico; gli attacchi con meno di quattro sintomi sono attacchi paucisintomatici (vedi Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico pag. 294).

 

D. Durante almeno alcuni degli attacchi, almeno quattro dei sintomi del criterio C sono insorti improvvisamente, e sono aumentati di intensità nell'arco di dieci minuti dall'inizio del primo sintomo C notato nell'attacco.

 

E. Non può essere stabilito alcun fattore organico che abbia iniziato e mantenuto il disturbo, ad esempio Intossicazione da Amfetamina o Caffeina, Ipertiroidismo.

 

Nota: Il prolasso della mitrale può essere una situazione associata, ma non preclude la diagnosi di Disturbo da Attacchi di Panico.

 

 

Tipi di Disturbo da Attacchi di Panico

 

 

 

Criteri diagnostici per il Disturbo da Attacchi di Panico con Agorafobia (300.21)

 

A. Soddisfa i criteri per il Disturbo da Attacchi di Panico.

 

B. Agorafobia: paura di trovarsi in posti o situazioni dalle quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nelle quali può non essere disponibile aiuto in caso di un attacco di panico. (Include i casi nei quali il comportamento persistente di evitamento si è originato durante una fase attiva del Disturbo da Attacchi di Panico, anche se la persona non attribuisce il comportamento di evitamento alla paura di avere un attacco di panico). Come risultato di questa paura, il soggetto riduce gli spostamenti, o ha bisogno di un compagno quando è fuori di casa, oppure sopporta le situazioni agorafobiche, nonostante l'intensa ansia. Le comuni situazioni agorafobiche includono il trovarsi da soli fuori casa, l'essere in una folla, lo stare in coda, l'essere su un ponte, il viaggiare in autobus, treno o macchina. lo quando necessario, come per andare al lavoro o a far compere; in altri casi evita di viaggiare da solo.

 

Moderato: Il comportamento di evitamento porta ad uno stile di vita coartato; ad esempio, la persona è capace di lasciare la casa da sola, ma non di allontanarsi per pochi chilometri se non accompagnata.

 

Grave: Il comportamento di evitamento porta a rimanere completamente o quasi completamente chiuso in casa, e alla incapacità di lasciare casa se non accompagnato.

 

In Remissione Parziale: Non vi sono attualmente comportamenti di evitamento agorafobico, ma vi è stato qualche evitamento agorafobico durante gli ultimi sei mesi.

 

In Completa Remissione: Nessun comportamento di evitamento agorafobico al presente, e nessuno durante gli ultimi sei mesi.

 

Specificare l'attuale gravità degli attacchi di panico:

 

Lieve: Durante l'ultimo mese tutti gli attacchi sono stati attacchi paucisintomatici (cioè con meno di quattro sintomi); oppure non vi è stato più di un attacco di panico.

 

Moderato: Durante l'ultimo mese gli attacchi sono stati a metà strada fra "Lievi" e "Gravi".

 

Grave: Durante l'ultimo mese, vi sono stati almeno otto attacchi di panico.

 

In Remissione Parziale: La condizione è stata intermedia fra "In Completa Remissione" e "Lieve".

 

In Completa Remissione: Durante gli ultimi sei mesi, non vi sono stati né attacchi di panico, né attacchi paucisintomatici.

 

Criteri diagnostici per il Disturbo da Attacchi di Panico senza Agorafobia (300.01)

 

A. Soddisfa i criteri per il Disturbo da Attacchi di Panico.

 

B. Assenza di agorafobia, come definita sopra.

 

Specificare l'attuale gravità degli Attacchi di Panico, come definiti sopra.

 

300.22 Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico La caratteristica essenziale di questo disturbo è l'Agorafobia senza una anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico.

 

L'Agorafobia è la paura di trovarsi in posti o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali può non essere disponibile aiuto in caso di improvviso svilupparsi di uno o più sintomi che potrebbero essere inabilitanti od estremamente imbarazzanti. Come risultato di questa paura il soggetto è portato o a ridurre gli spostamenti, o ad aver bisogno di un compagno quando si trova fuori casa, oppure a sopportare situazioni agorafobiche, nonostante l'intensa ansia. Le comuni situazioni agorafobiche includono il trovarsi fuori casa da soli, l'essere in una folla, lo stare in coda, l'essere su un ponte, il viaggiare in autobus, treno od automobile.

 

Di solito la persona ha paura di avere un attacco paucisintomatico, ossia, di sviluppare un unico o un piccolo numero di sintomi, come iniziare ad avere vertigini o a cadere, depersonalizzazione o derealizzazione, incontinenza urinaria o intestinale, vomito, o avere un malessere cardiaco. In qualche caso, questi sintomi si sono manifestati in passato e la persona può essere preoccupata dal timore del loro ritorno. In altri casi, la persona non ha mai fatto esperienza del sintomo (o sintomi), ma comunque teme che il sintomo "possa" presentarsi, e inabilitarlo o essere estremamente imbarazzante. In un piccolo numero di casi la persona ha paura di sentirsi in qualche modo incapace, ma non riesce a specificare di quali sintomi ha paura.

 

Non è chiaro se l'Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico con attacchi paucisintomatici rappresenti una variante del Disturbo da Attacchi di Panico con Agorafobia, e se lo stesso disturbo senza attacchi paucisintomatici rappresenti un disturbo non correlato con il Disturbo da Attacchi di Panico.

 

Manifestazioni associate. Possono essere presenti Disturbi di Personalità, in particolare manifestazioni del Disturbo di Evitamento di Personalità.

 

Età di insorgenza. L'età di insorgenza è variabile, ma il disturbo inizia più comunemente tra i 20 e i 40 anni.

 

Decorso. Tipicamente il disturbo persiste per anni.

 

Menomazione. Nei campioni clinici il grado di compromissione è di solito grave.

 

Complicanze. Alcuni individui sviluppano in seguito un Disturbo da Attacchi di Panico.

 

Fattori predisponenti. Nessuna informazione.

 

Prevalenza. Nei campioni clinici il disturbo è raro. Pub comunque essere più comune nella popolazione generale.

 

Distribuzione tra i sessi. Il disturbo è più frequentemente diagnosticato nelle donne rispetto agli uomini.

 

Diagnosi differenziale. In un disturbo psicotico con manifestazioni persecutorie la persona può evitare situazioni che ritiene possano renderlo vulnerabile a un attacco. In un Episodio Depressivo Maggiore grave, il soggetto può evitare situazioni che esperisce come soverchianti. In entrambi i casi, comunque, il soggetto non ha mai paura che improvvisamente si sviluppi un sintomo che sarebbe estremamente imbarazzante od inabilitante.

 

- Nel Disturbo da Attacchi di Panico con Agorafobia, gli attacchi di panico possono essere in completa remissione mentre persiste l'Agorafobia, ma un'anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico fa escludere una diagnosi attuale di Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico. (Nota: 11 Disturbo da Attacchi di Panico non esclude una preesistente diagnosi di Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico). In casi estremamente gravi di Fobia Sociale la persona può evitare lo stesso tipo di situazioni che vengono evitate nell'Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico. La motivazione, comunque, è l'evitare di fare qualcosa o di agire in modo che sarebbe imbarazzante od umiliante, piuttosto che l'evitare l'improvviso insorgere di un sintomo.

 

Criteri diagnostici per l'Agorafobia senza Anamnesi di Disturbo da Attacchi di Panico (300.22)

 

A. Agorafobia: paura di trovarsi in posti o situazioni dalle quali sarebbe difficile (od imbarazzante) allontanarsi, o nelle quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso dell'improvviso insorgere di un sintomo (o di più sintomi) che potrebbe essere inabilitante od estremamente imbarazzante. ali esempi includono: vertigini o sensazione di cadere, depersonalizzazione o derealizzazione, incontinenza urinaria o intestinale, vomito o malessere cardiaco. Come risultato di questa paura, la persona riduce gli spostamenti o necessita di un compagno quando si trova fuori casa, oppure sopporta le situazioni agorafobiche nonostante l'intensa ansia. Comuni situazioni agorafobiche includono il trovarsi da soli fuori di casa, l'essere in una folla o il fare una coda, l'essere su un ponte, o il viaggiare in autobus, treno o automobile.

 

Specificare se con o senza attacchi paucisintomatici (vedi pag. 295).

 

300.23 Fobia Sociale

La caratteristica essenziale di questo disturbo è la paura persistente di una o più situazioni (le situazioni fobiche sociali) nelle quali l'individuo è esposto al possibile giudizio degli altri e ha paura di poter fare qualcosa o di agire in modo tale da rimanere umiliato od imbarazzato. La paura fobica sociale può essere circoscritta, come la paura di non essere capace di continuare a parlare mentre si parla in pubblico, di soffocarsi col cibo mentre si mangia di fronte agli altri, di non essere capace di urinare in un gabinetto pubblico, o di avere dei tremori alla mano mentre si scrive in presenza di altri; in altri casi la paura fobica sociale

 

American Psychiatric Association, DSM III R, Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, Seconda edizione Italiana, a cura di Andreoli, V., Cassano, G., Rossi, R., Ediz Masson, Milano, Parigi, Barcellona, Bonn, 1993.

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